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Follonica - la Chiesa di San Leopoldo
La chiesa di San Leopoldo si trova nel centro di Follonica, precisamente in piazza della Chiesa.
La chiesa, di stampo neoclassico, a croce latina, è stata progettata dagli architetti Alessandro Manetti e Carlo Reishammer, realizzata tra il 1836 e il 1838, e consacrata nell'anno 1838 alla presenza del granduca Leopoldo II di Toscana.
Fu la prima chiesa italiana a comprendere numerosi elementi in ghisa, come il pronao, il rosone della facciata e l'abside, identificabili nell'esterno della struttura; in ghisa sono anche la punta del campanile (costruito con travertino della vicina Valpiana), come alcuni arredi interni, tutti prodotti nelle Regie Fonderie Follonichesi, poste di fronte alla stessa chiesa dal 1836, quando fu deciso dal Granducato di Toscana, di fare di Follonica la sede della Regia Amministrazione delle Miniere di Rio e Fonderie del Ferro.
L'interno è arricchito da decorazioni parietali realizzate da Giuseppe Castellucci nel 1928, da un tabernacolo in marmo e da un fonte battesimale eseguiti da Lorenzo Nencini nel 1841.
Colonne e parte del Pronao della Chiesa di San Leopoldo, Follonica
Rosone della Chiesa di San Leopoldo, Follonica
Campanile della Chiesa di San Leopoldo, FollonicaPrima della costruzione della chiesa, l'abitato di Follonica apparteneva alla chiesa rurale del limitrofo Castello di Valle; nel tempo, questa pieve si rivelò insufficiente, a tal punto da rendere necessaria la costruzione di una più ampia chiesa parrocchiale.
Anche il Commissario Regio Giuseppe Gazzeri sostenne che "l'Amministrazione riguardando come utile, e conveniente lo stabilimento della Parrocchia in Follonica, anziché opporvisi, lo desidera, ed è disposta a fare quanto dipende per favorirlo".[1] La richiesta venne tuttavia accolta dal governo toscano solamente nel 1836: nello stesso anno, il granduca Leopoldo II, durante una visita in Maremma, si fermò alcuni giorni a Follonica e scelse il luogo dove la chiesa avrebbe dovuto sorgere, ordinando peraltro che la Regia Fonderia potesse cingersi di una cinta muraria, come in ogni "vera regolata amministrazione".
Alessandro Manetti fu incaricato da Leopoldo II del progetto della chiesa e le prime istruzioni per l'allestimento del cantiere furono consegnate nel maggio 1836. I lavori, iniziati per essere sospesi a giugno, ripresero nell'inverno successivo; nel gennaio 1837, causa la cattiva stagione, era stato completato solamente il basamento, mentre, prima della sospensione estiva, tutto l'edificio eretto era stato coperto alla sommità con legname come provvisorio riparo della chiesa dalle intemperie.
Durante la stessa estate del 1837, Alessandro Manetti chiamò a collaborare ai lavori l'architetto Carlo Reishammer, in particolare lo incaricò dei disegni esecutivi delle decorazioni, e tra questi quelli relativi al pronao in ferro fuso. Con la ripresa dei lavori, nell'inverno 1837-1838, furono ultimate tutte le opere necessarie per consentire la consacrazione della chiesa nel maggio 1838, alla presenza di Leopoldo II, della granduchessa Maria Antonia, e di numerose autorità religiose e amministrative. Al momento della consacrazione della chiesa, il pronao era stato concluso con una copertura sostenuta dai soli archetti in ghisa, privo della cornice e del fregio, dove vennero posti i bassorilievi che Lorenzo Nencini eseguì nel 1841. Il pronao venne infatti concluso in data seguente al 1838 in quanto si diffuse un'epidemia di vaiolo arabo.
I lavori alla chiesa ripresero con ordine solo nel 1840: sulla facciata, a ricordo della consacrazione, furono poste due incisioni in latino, mentre nel 1841, oltre le opere del succitato Nencini, Reishammer consegnò i disegni del confessionali e del pulpito, anch'esso in ghisa, e terminò il pronao, anche con decorazioni al di sotto del legname, come borchie e rosette, in ferro fuso. Si può ritenere che la chiesa di San Leopoldo in Follonica sia stata definitivamente ultimata nel 1842.
Gavorrano - la Chiesa di San Giuliano
La pieve di San Giuliano è situata nel centro storico di Gavorrano.L'edificio fu ricostruito alla fine del Settecento in sostituzione della precedente chiesa, eretta nello stesso luogo sulle mura della rocca, come attesta l'antica muratura del campanile in blocchi di pietra squadrata. L'originaria pieve medievale risultava già esistente nella seconda metà del XII secolo, essendo citata in una bolla papale datata 1188, anno in cui rientrava nei confini pastorali della diocesi di Grosseto. Il luogo di culto risultava essere una pieve autonoma nelle Rationes Decimarum del tardo Duecento e degli inizi del Trecento, che aveva come suffraganee le varie chiese di Caldana e Ravi.
L'abside e la facciata, che si presenta tripartita con un coronamento ad archetti, risalgono ad un intervento del 1927, come si può leggere sull'architrave.
Originariamente l'edificio era dedicato a San Gusmé, come si evince dal documento datato 1321 riguardante la sepoltura di Paganello Pannocchieschi. L'intitolazione a San Giuliano risale al 1529.
L'interno, diviso da pilastri in tre navate con due altari laterali settecenteschi in stucco e gesso; l'altare maggiore ospita la Madonna col Bambino di Giovanni d'Agostino, preziosa statuetta in marmo (1336 ca.).
Fra le opere pittoriche, la seicentesca Madonna del Buonconsiglio, esposta entro una raffinata macchina lignea ottocentesca. Nella parete di fondo trova posto una tela settecentesca con una Annunciazione e un Battesimo di Cristo, contemporaneo all'opera precedente, ma di qualità inferiore.
Accanto all'ingresso, la cinquecentesca acquasantiera a muro in marmo.
Caldana - la Chiesa di San Biagio
La chiesa di San Biagio è un edificio sacro situato a Caldana, nel comune di Gavorrano.
L'edificio venne costruito, in questa località poco distante dalle cave di marmo detto "portasanta", nel XVI secolo.
La facciata, di notevole pregio, è stata avvicinata alla progettazione di Antonio da Sangallo il Vecchio, cogliendone le somiglianze con l'omonima chiesa di Montepulciano. Essa si presenta ripartita in due ordini sormontati da un frontone che reca, al centro, lo stemma della famiglia Agustini, patrona della chiesa.
Nell'interno, a una navata, due tele raffiguranti San Luca con la Madonna e il Bambino e l'Assunzione della Vergine, attribuibili ad artisti senesi della prima metà del XVII secolo, e l'affresco dell'altare maggiore di Giuseppe Nicola Nasini con San Biagio e san Guglielmo in adorazione del Crocifisso.
Ravi - la Chiesa di San Leonardo
La chiesa di San Leonardo è un edificio sacro situato a Ravi, nel comune di Gavorrano.
E' attestata fin dalla seconda metà del Quattrocento.
Il tempio è stato profondamente ristrutturato nel corso dei secoli; sostanziale è stato l'intervento del 1810, quando è stato ampliato e dotato di una nuova facciata in stile neoclassico.
Giuncarico - la Chiesa di Sant' Egidio
La chiesa di Sant'Egidio risale alla prima metà del secolo XIII, anche se l'attuale edificio è stato radicalmente ristrutturato nel corso dei secoli.
Il campanile è quattrocentesco. Intorno al 1930 è stata eretta la a facciata a capanna con una bifora ed il coronamento ad archetti pensili. L'interno a navata unica è arredato da altari tardo-barocchi in gesso e stucco.
Il dipinto con la Madonna del Rosario con Santa Caterina da Siena e San Domenico è ascrivibile all'ambiente senese della prima metà del Settecento.
Castiglione della Pescaia - la Chiesa di San Giovanni Battista
La pieve di San Giovanni Battista è stata ricavata nel XVI secolo da locali adibiti a deposito di armi in sostituzione di un altro edificio ricordato fin dal 1051.
Il caratteristico campanile è frutto della ristrutturazione in chiave neogotica di una torre della cinta muraria effettuata agli inizi del XX secolo. Sopra l'ingresso, che si apre nella fiancata laterale maggiore, è murato un architrave d'epoca alto medievale, scolpito con simboli evangelici.
L'interno a navata unica con copertura a capriate conserva una pala vicina ai modi di Francesco Nasini con i Santi Guglielmo e Petronilla che invocano la Madonna a protezione del paese. In questo stesso altare sono custodite le reliquie di San Guglielmo di Malavalle riposte in un reliquiario d'argento seicentesco.
Castiglione della Pescaia - la Chiesa di Santa Maria del Giglio
La chiesa di Santa Maria del Giglio inglobata nella parte meridionale delle mura immediatamente sotto il torrione con l'orologio fatto ingrandire da Ferdinando I nel 1608, la chiesa risale tuttavia al XIII secolo, probabilmente come cappella riservata alla guarnigione: in epoca medievale il luogo di culto portava la denominazione di cappella di Santa Maria della Porta.
L'attuale edificio fu eretto nel 1773, utilizzando i materiali edilizi provenienti dal vicino romitorio di Santa Petronilla oramai già definitivamente abbandonato; nel 1812 è stata integralmente restaurato, come si può leggere nella lapide posta alla destra dell'ingresso.
La chiesa, causa l'ampliamento del torrione, appare priva di facciata, schiacciata tra l'antiporto e l'accesso alle mura. In realtà, esaminando attentamente il corpo di fabbrica, è possibile notare che vi è una facciata priva di portale d'ingresso, con un rosone circolare nella parte alta, che corrisponde internamente all'area absidale. Le strutture murarie esterne si presentano in conci di pietra, con la parete occidentale incorporata in un tratto delle Mura di Castiglione della Pescaia; lungo la parete orientale si aprono due monofore che contribuiscono all'illuminazione naturale dell'interno del luogo di culto.
Originariamente, l'edificio religioso presentava un campanile a vela a due celle campanarie, che si elevava poggiando sulla parte sommitale del fianco laterale destro. L'attuale torre campanaria a sezione quadrata con cuspide sommitale sostituì il preesistente campanile a vela a seguito della ristrutturazione ottocentesca.
L'interno, di piccole dimensioni è ad aula unica; sull'altare maggiore è collocata una tela settecentesca di modesta fattura con la Madonna col Bambino e due angeli, denominata Madonna del Giglio, considerata la copia di un'immagine quattrocentesca: l'immagine è molto venerata dalla popolazione in seguito ad un evento miracoloso che si verificò proprio in questa chiesa.
Buriano - la Chiesa di Santa Maria Assunta
La pieve di Santa Maria Assunta, storicamente nota come pieve di Santa Maria in Arcione è citata dall'XI secolo, venendo ricordata per la prima volta in un documento datato 1051, anno in cui risultava appartenere ai monaci dell'abbazia di Sant'Antimo. Durante il periodo medievale ricorreva spesso la denominazione di pieve di Santa Maria in Arcione, che le era stata conferita dal toponimo della collina sulla quale sorge, che all'epoca era chiamata Dosso di Arcione.
Il luogo di culto fu ceduto per metà dai monaci di Sant'Antimo a quelli della più vicina abbazia di San Lorenzo a Sestinga: la comproprietà ebbe inizio già a partire dal 1067.
Nel corso dei secoli successivi, il piviere includeva come suffraganee la chiesa di Sant'Andrea e la chiesa di Santa Margherita a Buriano, entrambe scomparse, oltre alla chiesa dei Santi Simone e Giuda a Vetulonia, centro che all'epoca era denominato Colonna di Buriano. Con il trasferimento della sede vescovile da Roselle a Grosseto nel 1138, la pieve entrò a far parte della diocesi di Grosseto, come ricordato anche in una bolla papale datata 1188.
L'edificio religioso fu ristrutturato all'inizio del Trecento, mentre il suo interno venne profondamente rifatto in epoca Seicentesca, quando furono realizzati gli altari e gli stucchi in stile barocco.
L'edificio religioso, contraddistinto da un impianto ad aula rettangolare, presenta caratteri tardo-romanici, che quasi certamente sono stati conferiti a seguito dell'intervento di ristrutturazione del 1300.
La facciata a capanna in bozze d'arenaria e trachite ha un elegante portale delimitato da fasci di colonnine con capitelli vegetali e sormontato da un archivolto aggettante internamente. Sopra il portale si apre un oculo delimitato da un'ampia fascia a dentelli.
Sul lato posteriore della chiesa si eleva la possente torre campanaria a pianta quadrangolare, con la parte sommitale caratterizzata dalla presenza di un'ampia monofora per lato ad arco tondo, da cui è possibile vedere la cella campanaria interna; la copertura del campanile si presenta a quattro fornici.
Tirli - la Chiesa di Sant' Andrea Apostolo
La chiesa di Sant'Andrea Apostolo fu eretta a partire dal 1668 e consacrata nel 1674.
L'edificio, con una semplice facciata a capanna, ha subito vari rimaneggiamenti; l'interno a navata unica è contraddistinto da eleganti altari in stucco e gesso, realizzati nel 1674 dal luganese Andrea Ferrari. La particolare importanza della chiesa deriva dalle reliquie di san Guglielmo di Malavalle custodite entro una teca lignea nell'altare maggiore: il cranio, che nella prima domenica di maggio viene portato in processione, le costole, la ciotola frammentaria, il caratteristico copricapo in ferro, la maglia e i bracciali in ferro utilizzati per serrare i polsi e le caviglie.
Scarlino - la Chiesa di San Donato
La chiesa e convento di San Donato è citata già nel 1188, annessa al convento degli Agostiniani. Nel 1677 e nel 1716 furono effettuati lavori di ristrutturazione e di ampliamento. Nel 1806 il convento fu alienato e quindi frazionato in varie proprietà.
Ha la facciata a capanna con un portale sovrastato da una lunetta e con rosone strombato; l'interno a croce latina ha conservato il carattere romanico nel presbiterio rialzato, mentre nella parte anteriore si trova una cripta. Di particolare interesse il monumento sepolcrale di Vanni ed Emanuele Appiani, figli di Iacopo III, signore di Piombino, morti nel 1471, riferito ad Andrea Guardi.
Interessante è anche la tavola rappresentante il "Cristo vestito crocifisso tra San Rocco e San Gerolamo", il cosiddetto "Volto Santo di Lucca".
Campagnatico - la Chiesa di San Giovanni Battista
La Pieve di San Giovanni Battista è situata sui resti del sistema difensivo della rocca, del quale utilizza una torre come campanile, è un edificio dell'epoca di transizione dal romanico al gotico.
Adotta uno schema a unica navata con presbiterio rialzato e cappelle inquadrate da ampi archi ogivali. Il portale centrale è architravato sotto un arco a tutto sesto decorato e la parte superiore della facciata presenta un paramento murario bicromo, ove si apre un piccolo occhio con elegante rosone.
All'interno, una duecentesca Madonna con Bambino attribuita a Guido di Graziano; un ciborio ligneo con sportelli dipinti del XVI secolo, e alcuni affreschi staccati dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, raffiguranti Storie della Vergine, di Cristoforo di Bindoccio (1393).
Campagnatico - la Chiesa di Santa Maria della Misericordia
La chiesa di Santa Maria della Misericordia, nota storicamente come pieve di Santa Maria è ricordata dal 1188.
La facciata in pietra è a capanna con unico portale sormontato da arco a tutto sesto e scandita da due finestre rettangolari e da un oculo centrale, risalenti al XIX secolo. L'interno è a croce latina, molto manomesso dopo il restauro degli inizi del XIX secolo. Le uniche parti antiche sono il transetto rialzato, coperto a travature lignee, e la zona presbiterale con la cappella maggiore con volta a crociera, affiancata da due cappelle laterali con altari barocchi.
Gli affreschi della cappella centrale, di maestri senesi tardo trecenteschi (Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero), sono in parte nascosti da vari strati di tinteggiature. Tracce di dipinti murali quattrocenteschi sono venute alla luce nella cappella a destra.
Montorsaio - la Chiesa dei Santi Cerbone e Michele
La chiesa dei Santi Cerbone e Michele è documentata dal 1188. Il titolo di San Michele le deriva dal romitorio di San Michele Arcangelo, posto fuori le mura, caduto in rovina nel Settecento.
A pianta rettangolare con copertura a capriate lignee, subì pesanti rimaneggiamenti nei secoli XVII e XIX. Nella zona presbiterale durante i restauri del 1984 furono rinvenuti resti delle fondamenta dell'abside semicircolare originario.
Appartiene alla chiesa una delicata Madonna col Bambino di Sano di Pietro, in deposito nel Museo Diocesano di Grosseto, di cui è esposta sull'altare una riproduzione, detta Madonna del Refugio. Nella sagrestia sono due ricchi armadi lignei intagliati con festoni e testine angeliche riferibili rispettivamente al XVI e al XVII secolo.
Cinigiano - la Chiesa di San Michele Arcangelo
La chiesa di San Michele Arcangelo Sede di fonte battesimale alla metà del Quattrocento, fu riedificata alla fine del Cinquecento, quando fu realizzata la facciata in mattoni animata da lesene con un rosone centrale e un coronamento ad archetti. Nel transetto si trovano due eleganti altari con la Trinità con angeli, di bottega nasiniana, e la venerata Madonna delle Grazie di Daniele Lonati (1793).
L'opera di maggior rilievo è la Crocifissione e i Santi Francesco, Marco e Sigismondo (1601) di Francesco Vanni. Il dipinto seicentesco con San Giovanni Battista e la Madonna col Bambino che consegna lo scapolare a San Simone Stock è interessante per la veduta di Cinigiano nello sfondo. Da segnalare l'acquasantiera a fusto (1596), e un mobile da sacrestia dell'inizio del Seicento.
Monticello Amiata - la Chiesa di San Michele Arcangelo
La chiesa di San Michele Arcangelo risale a dopo il 1240, dopo l'incendio che distrusse Montepinzutolo; nel 1264 ebbe il titolo di prepositura e nel Quattrocento quello di pieve.
L'attuale edificio, radicalmente ricostruito tra il 1815 e il 1832, ha la facciata spartita da quattro lesene e coronata da un timpano triangolare. Nell'interno a croce latina, il San Carlo Borromeo in preghiera di Rutilio Manetti (1600), e la Madonna col Bambino in trono contornata da angeli ed adorata dai Santi Lorenzo ed Antonio abate, di Bartolomeo Neroni detto il Riccio (1535-40).
Da ricordare l'acquasantiera a fusto, molto consunta, con protomi zoomorfe e uno stemma nel basamento (inizio Cinquecento); e il tabernacolo a muro in una cappella accessibile dal transetto sinistro.
Monticello Amiata - l'Oratorio della Compagnia di San Sebastiano
L'oratorio della compagnia di San Sebastiano è documentato dalla seconda metà del Cinquecento ed è stato adibito ad usi diversi in seguito alle soppressioni delle compagnie laicali del 1778.
La chiesetta, alterata nelle dimensioni dopo il restauro degli anni sessanta del Novecento, è adornata da un altare della prima metà del Seicento con una pala di Domenico Manetti raffigurante la Madonna col Bambino in gloria con San Nicola da Tolentino e Sant'Agostino, databile intorno al 1650.
Al patrimonio dell'oratorio appartiene inoltre un'opera di grande rilievo formale: la statua lignea policromata di San Sebastiano assegnabile ad uno scultore di fine Quattrocento.
Monticello Amiata - il Santuario della Madonna di Val di Prata
Il Santuario della Madonna di Val di Prata si trova nella cittadina di Monticello Amiata (circa 8 km più a monte)sulle pendici del Monte Amiata ("La Montagna Incantata").
La chiesa è documentata dal 10 Giugno 1198 quando Papa Innocenzo III la cita in una bolla diretta all'Abate dell'Abbazia di San Salvatore, ma la sua edificazione risale almeno a due secoli prima ed è divenuta un noto santuario per l'esposizione sull'altare maggiore della venerata immagine quattrocentesca della Madonna col Bambino detta della Consolazione.
Il dipinto, che ha subito la decurtazione della parte inferiore, era attorniato da numerosi ex voto, in parte, venduti per finanziare i radicali lavori di ristrutturazione condotti dal 1847 al 1863.
L'edificio presenta la facciata a capanna con il portale architravato, e l'interno ad ala unica con due altari laterali tardo barocchi: quello di sinistra, del 1691, conserva la pala con la Madonna del Carmine con Santa Teresa d'Avila, Santa Elisabetta d'Ungheria, San Filippo Neri e Sant'Elena, uno dei vertici dell'attività pittorica di Giuseppe Nicola Nasini, mentre l'immagine della Madonna della Consolazione troneggia sull'altare centrale.
La leggenda :
Era un anno di grande siccità e una pastorella si disperava per il suo gregge che stava morendo di sete.
Un giorno, ancor più caldo del solito, la pastorella iniziò ad implorare la Madonna per evitare quella moria delle povere bestiole; ad un tratto le apparve una Signora, avvolta in un candido mantello ed avvolta in un alone di luce, che poggiò la sua mano su una pietra; quasi subito inizio a sgorgare una limpida Sorgente.
La Signora le disse inoltre di andare in paese e di dire a tutti quello che era accaduto ed alla domanda di cosa avrebbe potuto fare per sdebiitarsi, rispose che si doveva erigera una Chiesa in un luogo che avrebbe indicato.
Dopo aver abbeverato le sue bestie ed essersi dissetata pure lei, la pastorella corse in paese per dare la notizia.
All'inizio nessuno volle credere al suo racconto, neppure il Parroco, ma di lì a pochi giorni, un nuovo evento interessò la zona.
Infatti, pur se era l'inizio del mese di Agosto, una mattina cadde tanta neve che, su un piccolo colle, era cosi alta che sembrava una cappella.
Anche gli ultimi scettici credettero al miracolo e sul colle fu costruito un piccolo tempio dedicato alla Madonna della Consolazione.
La ricerca compiuta da don Luigi Martini, ex parroco di Monticello Amiata, presso gli archivi di stato di Siena e Firenze alle Curie Vescovili di Montalcino e Chiusi - Archivi parrocchiali di S. Fiora e Monticello alla ricerca di una prova che trasformasse in storia la leggenda dell’apparizione della Madonna, non ebbe esito positivo.
Il fatto forse è accaduto tra l'inizio dell'800 e il 900 ma non esiste alcuna trascrizione.
Paganico - la Chiesa di San Gabriele Arcangelo
La Chiesa di San Michele Arcangelo si trova nel centro storico di Paganico, località del comune di Civitella Paganico situata nei pressi del fiume Ombrone.
L'edificio religioso fu costruito in un lungo periodo di tempo a cavallo tra la fine del Duecento e la metà del Trecento ed era inizialmente adibito a funzioni conventuali: i lavori ebbero inizio nel 1296 e terminarono soltanto nel 1345.
Nella seconda metà del Cinquecento venne dismesso il convento e la chiesa divenne la pieve di riferimento della zona; in epoche più recenti, l'edificio religioso è divenuto propositura, svolgendo ancora oggi le funzioni parrocchiali di Paganico.
In epoca barocca venne trasformata gran parte della navata interna, mentre una serie di interventi di ristrutturazione avvennero nel corso del Settecento, quando fu aggiunto il campanile nella parte laterale posteriore sinistra rispetto alla chiesa.
Nel 1933 l'edificio religioso subì pesanti restauri che hanno modificato la facciata originaria.
La chiesa si caratterizza per una semplice facciata, col portale sormontato da un arco a tutto sesto; nella parte superiore si apre un piccolo rosone. Il campanile si presenta tozzo.
Al suo interno, è conservato nell'abside un ciclo di affreschi trecenteschi attribuiti al pittore di scuola senese Biagio di Goro Ghezzi, uno dei più importanti dell'epoca realizzati in provincia di Grosseto: l'intero ciclo, completato nel 1368, copre tutte le pareti e la volta del coro e raffigura le Storie di San Michele Arcangelo tratte dai Vangeli apocrifi.
Un'altra opera d'arte di rilievo è una tavola rinascimentale, raffigurante la Madonna in trono e santi, realizzata nel 1476 da Guido Cozzarelli. Le altre tavole e gli affreschi spaziano tra il Trecento e il Quattrocento: la Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista, Michele, Gregorio Magno e Sebastiano fu realizzata tra il 1470 e il 1480 da Andrea di Niccolò.
Nella chiesa è custodito anche un Crocifisso quattrocentesco, forse opera di un artista nordico, che secondo la tradizione in passato fu spesso al centro di contese tra gli abitanti di Civitella Marittima e quelli di Paganico; di pregevole fattura è anche un grande ciborio eucaristico a forma di tempio architettonico in legno intagliato e dorato con gli specchi interni dipinti dal Riccio (1538-40 ca.).
Roccastrada - la Chiesa di San Niccolò
La chiesa di San Nicola o di San Niccolò è già ricordata nel 1275-76. A partire dal Cinquecento furono intrapresi lavori quali la realizzazione del campanile e del fonte battesimale, e la trasformazione a croce latina dell'interno. Nel 1828 furono effettuati altri interventi; seguirono l'ampliamento del presbiterio e la ricostruzione del campanile nel 1865. Nel corso del Novecento si sono succeduti vari restauri anche piuttosto radicali.
Interessante è il fonte battesimale in trachite (1575); al centro dell'edicola è stato murato un tabernacolo in legno intagliato, dorato e dipinto con l'immagine di "Cristo risorto fra angeli". Nel lato sinistro, guardando l'altare, troviamo una "Madonna con il Bambino" e, sul alto destro, l' "Annunciazione": entrambi gli affreschi sono di Giovanni Maria Tolosani e risalgono alla prima metà del Cinquecento.
Roccatederighi - la Chiesa di San sebastiano
La chiesa di San Sebastiano il cui attuale aspetto risale al radicale rifacimento effettuato nel 1860, come indica la lapide apposta all'ingresso. Il preesistente edificio, la cui fondazione doveva risalire alla fine del Cinquecento, era sede dell'oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano.
La facciata in stile neoclassico si presenta spartita da lesene in trachite.
All'interno, nel piccolo ambiente a pianta rettangolare, si trovano la statua lignea policromata di "San Sebastiano" di manifattura ottocentesca, e l'interessante stendardo processionale dipinto da un artista senese d'inizio Seicento con l'immagine della "Madonna con il Bambino" nel recto e quella dei "Santi Fabiano e Sebastiano" nel verso.
Sassofortino - la Chiesa di San Michele Arcangelo
La chiesa di San Michele Arcangelo è di origine medievale, un radicale restauro ottocentesco; nel campanile è incisa la data 1893.
Nell'interno a navata unica, ulteriormente rimaneggiato nel XX secolo, si trova il piccolo dipinto esposto nel presbiterio raffigurante la Madonna col Bambino, San Giuseppe e Santa Caterina da Siena, opera di gradevole qualità pittorica riferibile ad un artista senese di fine Cinquecento.
Annessa alla chiesa si trova la Confraternita del Santissimo Nome di Gesù detta anche della Misericordia, sede dell'omonima compagnia. L'edificio è stato eretto nel 1853 come attesta la data iscritta nella facciata; all'interno sono custodite interessanti suppellettili liturgiche dei secoli XVIII e XIX.